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3.tappa del progetto ‘la Dieta mediterranea del  FVG’ ad Aquileia 

La Dieta mediterranea (patrimonio Unesco) del Friuli Venezia Giulia ha origini antiche che affondano nella storia della Riviera friulana

Per questo la  3^ tappa del progetto ‘Dieta mediterranea del  Friuli Venezia Giulia’ si è svolta ad  Aquileia, antica città romana dai mosaici di duemila anni fa,  gli aquileiesi romani si cibavano di pesce, verdure, legumi, cereali…

Era un territorio coltivato anche molto prima dell’era cristiana e il paesaggio è un bene storico che va  preservato perché racchiude l’essenza della nostra storia e delle nostre origini e tradizioni 

La Dieta mediterranea è stata individuata e definita dal biologo, fisiologo, nutrizionista americano Ancel Keys, nato nel 1904 e inviato in Italia dal Ministero della salute degli USA nel corso della 2.Guerra mondiale al seguito delle truppe statunitensi, per occuparsi di un ampio programma sull’alimentazione. 

Rimasto in Italia, partecipò al primo ‘Convegno sull’alimentazione’ che si tenne a Roma nel 1950 e fu colpito dai dati presentati relativi alla bassa incidenza delle malattie cardiovascolari e dei disturbi gastrointestinali in Campania e nell’isola di Creta. 

Decise così di promuovere uno studio pilota sulla popolazione di Nicotera, in Calabria. Nel 1962 si trasferì a Pioppi, nel Cilento, dove dopo lunghe analisi e confronti poté concludere che l’alimentazione povera di carne ma ricca di pesce, pane, pasta, frutta, verdura, legumi, olio extravergine di oliva, favoriva la salute e portava uno straordinario effetto benefico sulla popolazione locale. 

Si trattava di un modello di alimentazione che definì ‘Dieta mediterranea’. Va detto, per dovere di cronaca, ma forse quale elemento dimostrativo della fondatezza della sua intuizione, che Ancel Keys (in inglese il suo nome significa ‘ancella’ e ‘chiavi’, a voi interpretarne il significato se è vero che ‘omen nomen’…) è morto in Calabria all’età di 100 anni! 

La Dieta mediterranea, oggi è divenuta Patrimonio dell’umanità, e in quest’ottica il Club per l’UNESCO di Udine ha deciso di realizzare un progetto assieme all’Università di Udine (referente il Professor Edo D’Agaro), finanziato dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, per consolidare la consapevolezza nella comunità regionale dei benefici che un’alimentazione regolare e affine a quella studiata da Keys può arrecare alla popolazione, riducendo l’incidenza di malattie, favorendo una maggiore longevità emigliorando la qualità della vita. 

La terza tappa prevista dal Progetto ‘Dieta mediterranea nel FVG’, la seconda all’esterno dell’Ateneo udinese, è stata affidata all’Associazione culturale La Riviera friulana che ha scelto quale location un’azienda vitivinicola di Aquileia (Ud) affacciata sullo splendido scenario della basilica romanica e rivolta ai resti dell’antica città romana. 

Riviera friulana, presieduta dal Cav. Carlo Morandini, giornalista, ideatore del Marchio (‘brand’) territoriale, assieme all’Azienda Brojli della famiglia Clementin che fa parte dell’Associazione culturale La Riviera friulana ed è inserita nella Carta del gusto, magazine che esalta le attrattive e le eccellenze dell’area, ha coinvolto la Sezione di Udine di Italia nostra, l’Associazione regionale della stampa agricola, agroalimentare, ambiente e territorio del FVG (ARGA FVG), ovviamente il Club per l’UNESCO di Udine presieduto da Renata Capria D’Aronco, l’Associazione Giulietta e Romeo in Friuli guidata da Laura Zanelli, il Comitato per la tutela dell’antica polenta, di Fauglis (Ud) presieduto dal Presidente della IV Commissione ambiente del Consiglio regionale del FVG. 

Perché ad Aquileia? lo ha svelato il professor Alviano Scarel,     studioso anche della storia dell’enogastronomia antica e già sindaco di Aquileia

La grande passione per la sua città gli ha consentito di studiare con attenzione i mosaici realizzati dagli antichi romani, che hanno valorizzato la pianura friulana insediandovi le prime colonie agricole per diffondervi il lavoro nei campi e approvvigionare le truppe imperiali, ma anche la Capitale

Aquileia era divenuta la terza città dell’Impero, ha ricordato Scarel, ed era punto di riferimento per spostamenti e traffici nell’era pre-cristiana. 

I mosaici ornavano le ville patrizie e i luoghi pubblici. 

Da essi, ha dimostrato lo studioso Scarel, si ricava che gli aquileiesi, così gli antichi romani, si cibavano di tanto pesce, verdure, legumi, cereali, carni bianche. 

Ovvero erano gli antesignani della Dieta mediterranea come oggi ci viene proposta, ha detto il moderatore el convegno Carlo Morandini, assieme a un corretto stile di guida che va a beneficio della salute, e genera di conseguenza anche effetti positivi sull’economia. 

Effetti generati da un minore accesso dei cittadini alle strutture sanitarie, da una ridotto ricorso ai farmaci, da una migliore efficienza e qualità della vita per la comunità. 

I protocolli predisposti da Ancel Keys negli anni ’70 oggi sono stati arricchiti,ha spiegato la dietista Maria Rosaria Peri, dai risultati delle ulteriori ricerche                            

stimolate dalle certezze lasciateci dal ricercatore americano, e ci inducono a mettere al bando cibi e alimenti precotti e altri elementi sconsigliabili per un’assunzione frequente anche alle persone in salute, per privilegiare prodotti che ritroviamo anche a km zero e comunque di qualità sul nostro territorio. 

Territorio che per quanto riguarda la Riviera friulana, come ha ricordato il presidente Morandini, considera 

l’area compresa tra i fiumi Tagliamento e Isonzo e i loro bacini, le risorgive friulane e il litorale adriatico. 

Ovvero, osservando la carta geografica è il territorio sul quale ‘poggia’ l’intera pianura friulana e l’area alpina retrostante. È infatti di natura alluvionale ed è stata ‘creata’ dai due fiumi con il trasporto dei materiali litoidi dalle vallate sovrastanti. 

Si tratta dunque di un’area plasmata dalle acque, e che come ha evidenziato 

Gabriele Cragnolini, agronomo forestale e presidente della sezione friulana di Italia nostra, 

è stata profondamente modificata dalle bonifiche avviate negli anni ’30 del secolo scorso, che hanno trasformato aree paludose e umide in terreni fertili e coltivabili. Al di là di questo, secondo Cragnolini, occorre sapere che già molto prima della fondazione di Aquileia (181 a.C.) qui si praticava l’agricoltura su superfici estese, perfino nel Neolitico: già allora, a operazioni di disboscamento e dissodamento seguivano coltivazioni praticate soltanto per pochi anni; successivamente le aree interessate venivano restituite allo sviluppo naturale. 

Ci sono le prove che conoscenze approfondite delle scienze botaniche e naturali erano già diffuse nelle popolazioni antiche, ancorché, non abbiamo elementi per confutarlo, senza l’ausilio di strumenti come le nostre tecnologie elettroniche. Già quelle popolazioni, evidenzia ancora Cragnolini, avevano favorito il Carpino bianco per i rimboschimenti perché forniva l’utile legna da ardere, assieme alle essenze arboree in grado di assicurare i frutti per l’alimentazione. 

Rivelazioni interessanti e per certi versi apparentemente rivoluzionarie ma provate dai reperti, ha precisato, che vanno inquadrate nell’ottica di una visione della nostra storia, così del mondo naturale o antropizzato che ci circonda, consapevole del concetto di tempo universale, e non limitata ai periodi dei quali abbiamo conoscenza diretta o facenti parte della nostra esistenza. Basti pensare che sul nostro territorio esistono querce che hanno almeno 600 anni di età, alcune possono raggiungere oltre mille anni di vita. 

Per sfatare alcune ‘fake news’, forse le prime le seppero lanciare i Romani, possiamo considerare che la temibile Silva lupanica, il grande bosco che ricopriva l’intera pianura padana e che come dice il nome in latino, per i Romani era, o volevano far ritenere che lo fosse, popolata dai lupi quindi invivibile, oltre che ricoperta di piante secolari era probabilmente anche utilizzata dall’uomo. 

Quindi, ha concluso Cragnolini, il paesaggio così come oggi lo conosciamo va considerato con un’attenta rilettura, e in particolare quello agrario è frutto di lavorazioni che avvenivano nella notte dei tempi e si sono sviluppate fino a oggi. Per questo si tratta di una ricchezza riconosciuta anche dalla Costituzione della Repubblica italiana ed è da preservare.

Un paesaggio da preservare, dunque, al centro dell’analisi dell’evento numero 3 del progetto ‘Dieta mediterranea del FVG’ ideato dall’Università di Udine assieme al Club per l’UNESCO di Udine che ha tra i partner l’Associazione culturale La Riviera friulana ed è sostenuto dalla Regione. “Da preservare e mantenere vivo”, ha commentato il conduttore Carlo Morandini, presidente della Riviera friulana, ma non sarebbe tale come lo possiamo apprezzare oggi, curato ed elegante nelle sue complessità e nelle biodiversità, come aveva specificato Gabriele Cragnolini, agronomo forestale e presidente della Sezione di Udine di Italia Nostra, senza il lavoro instancabile, appassionato, attento del mondo rurale. “Il territorio dove ci troviamo – ha commentato il Presidente della IV Commissione ambiente del Consiglio regionale e membro della Commissione agricoltura – ha migliaia di anni di storia: i romani lo anno bonificato e trasformato per consentirci di apprezzare il paesaggio che oggi ammiriamo. Aquileia era anche il porto dove arrivavano le merci da tutto il Mediterraneo. Era dunque un crocevia di scambi di sapori, cultura, conoscenza. Il Friuli Venezia Giulia ha un territorio che richiede una gestione molto precisa, e se è come oggi lo vediamo e lo amiamo si deve soprattutto alla passione dei nostri imprenditori agricoli e degli agricoltori, che sanno curarlo, trasformarlo e ottenere prodotti di eccellenza”. Un territorio plasmato dalle acque – ha continuato Morandini – ma che viene mantenuto dagli agricoltori”… “E’ il risultato del loro lavoro – ha puntualizzato ancora Budai – ma è anche grazie al clima che ha permesso nei secoli una grande varietà di coltivazioni ma soprattutto una grande produzione; un esempio delle eccellenze sono le Pesche di Fiumicello (Ud), coltivate qui vicino e che assaggeremo assieme al Refosco dal peduncolo rosso, che si dice sia il vino dell’antica Roma”. “Il nostro territorio – ha concluso Budai – è un piccolo compendio di paradiso dal punto di vista climatico e meteorologico, anche pedologico, ma nel contempo culturale: ha tutto quello che serve per essere al centro dell’Europa con una dieta che tantissimi ci invidiano: un territorio da visitare ma anche da ‘assaggiare’”. Un territorio che è culla dei sapori e del gusto, sa offrire prodotti di eccellenza anche a una cucina di pregio e alla viticoltura di pregio, e che contiene elementi attrattivi e parte imprescindibile della nostra quotidianità, quali sono le ricchezze del cibo. Ricchezze che la cultura e il mondo dell’arte hanno da sempre valorizzato ed esaltato con immagini ricche di suggestione, realismo e attrattività. Un caleidoscopio delle variegate e innumerevoli rappresentazioni del cibo, del gusto, delle sensazioni che i sapori sanno suscitare l’ha reso Adriana Ronco Villotta, docente di storia dell’arte, con una serie di immagini emblematiche ed esaustive del valore del cibo nel mondo dell’arte e della cultura. Ma a decantare i prodotti che fanno parte della Dieta mediterranea, ovvero, ha commentato Morandini, che sono elementi del nostro stile di vita, c’è il peperoncino, una bacca che deve il suo successo alla piccantezza soprattutto dei suoi semi, e che per le sensazioni che aggiunge ai cibi nei quali è utilizzato evoca e ha evocato parallelismo, similitudini, considerazioni, simbolismi. Ma a cantare i cibi e anche i vini della nostra terra ci pensa anche Rosinella Celeste, scrittrice di poesie a tema, che ha intrattenuto l’uditorio che una sua ode al Peperoncino. Un intervento. Il suo, che ha indotto Morandini a chiamare in causa Vincenzo Maiolino, che è stato campione del mondo di degustazione del peperoncino. In una delle gare svoltesi a Diamante, in Calabria, considerata la patria del peperoncino, che però era conosciuto e utilizzato anche dagli antichi Romani, dove ha ingerito un chilogrammo del piccante frutto. Tra gli elementi che fanno parte della Dieta mediterranea, assunto nella giusta quantità, c’è il vino. In particolare quello rosso contiene sostanze che, come evidenziano ormai i nutrizionisti, arrecano effetti benefici all’organismo. Aquileia è terra di vini rossi, si dice che il Refosco sia l’antico ‘Pucinum’ dei Romani cantato da Apicio, ma anche di bianchi, di pregio, come ha messo in luce Franco Clementinnel descrivere i prodotti enologici degustati nella seconda parte dell’evento in una proposta guidata da 

Efrem TassinatoPresidente del Wigwam Circuit International e Alberto Budai presidente

Clementin, che assieme alla moglie Liliana e ai figli Antonio e Sveva ha organizzato la parte logistica e ospitato la tappa di Dieta mediterranea nell’azienda di famiglia Brojli, alle porte di Aquileia, ha evidenziato la fama ormai consolidata tra i degustatori del Traminer Campo di Viola, un toponimo di pregio per antonomasia per il bianco aromatico. Ma anche la richiesta del Refosco da Peduncolo Rosso, pure emblema della Riviera friulana, come della Ribolla gialla spumantizzata. Se il vino è capace di apportare effetti salutistici alla dieta di ogni giorno, Dieta mediterranea è soprattutto il risultato di uno stile di vita che è ormai caratteristico delle nostre genti e parte forse del nostro DNA. A ricordarlo Maria Rosaria Peri, dietista, docente, che segue il percorso del progetto. Ha così ricordato l’elenco dei prodotti e dei cibi che non devono mancare nella nostra alimentazione, con accorgimenti anche sul come e quando cibarsene mettendo in guardia dagli eccessi e valorizzando le qualità e le carature dei prodotti della Riviera friulana.

Il Progetto”Dieta Mediterranea del Friuli Venezia Giulia” e’ appoggiato anche da IO SONO FRIULI VENEZIA GIULIA,marchio regionale che tutela pure la filiera agroalimentare locale.